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#israelestatocriminale

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ancora sulla soluzione finale di israele per i palestinesi

prima ancora di Wannsee, gli sgherri di Heydrich, Himmler e compagnia che dovevano organizzare la soluzione finale avevano passato in rassegna anzi sperimentato varie possibilità per portare a termine completamente lo sterminio degli ebrei d’Europa in tempi rapidi.

si rendevano conto – dopo mesi e anni di massacri compiuti – che metodi come la fucilazione di massa e l’uso di camion blindati per uccidere con asfissia da monossido di carbonio erano troppo poco efficaci, risultavano lenti, e in alcuni casi spingevano i soldati in situazioni di stress e (poverini) disagio psichico. 

mi sembra che israele abbia imparato bene la lezione e, dopo aver testato sulle famiglie palestinesi una quantità di armi distruttive micidiali che presto rivenderà (o ha già rivenduto) in giro per il mondo, opera un concentramento in un’area molto ristretta, per poi deportare altrove i pochi o molti palestinesi che saranno sopravvissuti. parliamo di due milioni di persone circa.

“soluzioni territoriali”, le chiamavano i nazisti.


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le vittime dell’olocausto ne perpetrano un altro

da un post di Renata Morresi

(Paolo Desogus:) Condivido le parole dell’amica e compagna Luisa Righi: “Non è il 7 ottobre la causa di ciò che sta accadendo, ma è ciò che sta accadendo a spiegare il 7 ottobre. Noi vediamo solo ora quello che da dentro la gabbia era chiaro da tempo: è Israele a perseguire un progetto genocidiario.”

La narrazione per cui tutto sarebbe iniziato il 7 ottobre è infatti falsa, terribilmente falsa. L’opera di apartheid, di distruzione fisica e morale dei palestinesi è iniziata molto tempo prima. Il 7 ottobre è la conseguenza di un’oppressione lunga gigantesca che lo stato di Israele ha compiuto in maniera scientifica servendosi di una violenza inusitata. È l’esito del tradimento di tutti gli accordi, di tutte le tregue, di tutte le risoluzioni Onu, di ogni articolo del diritto internazionale trasformato, non solo da Netanyahu, ma anche da molti dei suoi predecessori in vera e propria carta straccia.

Una profonda forma di pavidità, uno strisciante conformismo impedisce di riconoscere Israele per quello che è, ovvero uno stato terrorista che da anni compie il genocidio del nostro secolo. Qualcuno insiste nel voler vedere in quel paese il luogo che ha ereditato la Shoah. Ma anche questo è falso. Israele è il principale traditore di quella memoria storica. La Shoah ci ha insegnato a provare ribrezzo verso il razzismo, verso il nazionalismo, verso l’uso della violenza, del terrore e dell’oppressione verso ogni essere umano. Israele se ne serve invece come copertura. È l’uso più meschino e miserabile che si possa fare della Shoah e che di fatto ne riproduce il disegno criminale.

*

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da s.i. – sinistra italiana – al valico di #rafah

Ogni persona o infrastruttura capace di lenire la sofferenza della popolazione diventa un target da parte del governo Israeliano. Tubature, pozzi, pannelli solari, strade, ospedali, ambulanze, allevamenti, campi agricoli, pescherecci, tutto è stato distrutto per non permettere la sopravvivenza.
A Gaza la gente beve acqua sporca, attinge alla raccolta delle piogge e alle pozzanghere. Ci sono bimbi che si aggirano come spettri.

https://actionnetwork.org/forms/il-tuo-messaggio-per-gaza

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actionnetwork.orgUn messaggio per GazaTema: Un messaggio per Gaza Corpo: Ciao, vuoi mandare un messaggio a Gaza? Clicca qui: https://actionnetwork.org/forms/il-tuo-messaggio-per-gaza/ Grazie!

da un post di eliana riva / iniziano le fasi finali del #genocidio contro la #palestina

israele ha annunciato l’inizio dell’operazione militare chiamata “Carri di Gedeone”, che dovrebbe concludersi con due milioni di palestinesi chiusi in una minuscola area sotto il controllo militare israeliano. Prima imprigionati e poi espulsi.

https://ilmanifesto.it/raid-notturni-oltre-120-morti-trump-teniamo-docchio-la-striscia

I carri armati israeliani stanno penetrando sempre più all’interno di Gaza, dispiegando violenza e omicidi per costringere la popolazione rimasta a fuggire. Ancora una volta.

Al fine di spostare i palestinesi, l’esercito fa di tutto per incutere terrore, come accadde proprio in questi giorni 77 anni fa, durante la Nakba palestinese. I volantini, tornati a svolazzare nel cielo di Gaza, sono solo la facciata di un avvertimento che nella realtà non esiste. Sono state bombardate nella notte e senza nessun avviso le case di Khan Younis, nel sud.

Nel nord più di cento persone sono rimaste sotto le macerie. I testimoni hanno descritto un quadro agghiacciante, un cimitero di non morti. I sopravvissuti sentono le urla dei dispersi ma non riescono a raggiungerli.

Secondo la NBC News, Trump sta considerando di espellere un milione di palestinesi da Gaza verso la Libia.

– cfr. l’articolo su ‘il manifesto’

il manifesto · Raid notturni: oltre 120 morti. Trump: «Teniamo d’occhio la Striscia» | il manifestoPalestina (Internazionale) Raid aerei e colpi di artiglieria, nuovi ordini di evacuazione e assedi. I carri armati israeliani stanno penetrando sempre più all’interno di Gaza, dispiegando violenza e omicidi per costringere la popolazione rimasta a fuggire. Ancora una volta. È la cruenta preparazione del piano militare soprannominato «Carri di Gedeone», quello annunciato da Netanyahu e preteso dal

77 years of nakba: share this video and its 7 demands

Today, we mark the 77th anniversary of the Nakba — the planned mass ethnic cleansing of Indigenous Palestinians and destruction of hundreds of Palestinian towns and villages to establish Israel as a settler-colony based on Zionism, Jewish supremacy, and apartheid.

But that colonial project has never stopped. The Nakba isn’t history. It’s now.

Today, Palestinians are facing what Israeli leaders openly call the “Gaza Nakba” — an unprecedented genocide of extermination and forced displacement against 2.3 million Palestinians in Gaza.

Only mass, intersectional people power can end this.

So, on the 77th anniversary of the Nakba, watch our video and share 7 urgent demands from Palestinians for meaningful solidarity.

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From campuses to city councils, from the streets to the largest trade unions, a global wave of solidarity is rising. Millions of justice activists, artists, workers, students, farmers, and human rights defenders are standing up for Palestinian liberation worldwide. The Palestinian-led BDS movement is reshaping how the world relates to Israel: not as a normal state, but as a regime of genocide and apartheid that must be dismantled to achieve freedom, justice and equality.

Join us!

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#prigionieri #ostaggi

 

InstagramBDS Movement on Instagram: "The Nakba isn’t history. It’s now. Today, Palestinians are facing what Israeli leaders openly call the “Gaza Nakba” — an unprecedented genocide of extermination and forced displacement against 2.3 million Palestinians. Watch our video and share 7 urgent demands from Palestinians for meaningful solidarity. #Nakba77"8,502 likes, 72 comments - bds.movement on May 15, 2025: "The Nakba isn’t history. It’s now. Today, Palestinians are facing what Israeli leaders openly call the “Gaza Nakba” — an unprecedented genocide of extermination and forced displacement against 2.3 million Palestinians. Watch our video and share 7 urgent demands from Palestinians for meaningful solidarity. #Nakba77".

mosab abu toha: “meta è contrariata dalla mia vittoria del pulitzer”

“Meta è contrariata dalla mia vittoria del Pulitzer” https://www.instagram.com/p/DJWXKgRNLJx/ (InsideOver)

Con queste parole, Mosab Abu Toha, poeta e scrittore palestinese originario del campo profughi di Al-Shati a Gaza, ha commentato la decisione di Meta di sospendere il suo account Facebook pochi giorni dopo aver ricevuto il prestigioso Premio Pulitzer 2025.

La sospensione è avvenuta senza preavviso e senza una spiegazione ufficiale da parte della piattaforma.

cliccare per ingrandire

Abu Toha è noto per la sua intensa attività letteraria che dà voce alle sofferenze del popolo palestinese. Il suo primo libro di poesie, Things You May Find Hidden in My Ear, ha ricevuto riconoscimenti internazionali, tra cui l’American Book Award e il Palestine Book Award. Nel 2017, ha fondato la Edward Said Library, la prima biblioteca pubblica di lingua inglese a Gaza.

Durante il genocidio a Gaza, Abu Toha ha contribuito con articoli e poesie a importanti pubblicazioni internazionali come ‘The New Yorker’, ‘The Atlantic’ e ‘The New York Times Magazine’, offrendo testimonianze dirette delle atrocità vissute dalla popolazione civile. Nel novembre 2023, mentre cercava di evacuare con la sua famiglia, è stato detenuto e torturato dalle forze israeliane.

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RISPETTO e stima per Mosab Abu Toha

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(il vocabolario è importante: come da tempo tutti annotano e sottolineano, per israele quelli catturati il 7 ottobre sarebbero “ostaggi”; mentre le migliaia di Palestinesi vessati e torturati, stuprati e a volte uccisi nelle carceri-lager come Sde Teiman, sarebbero “prigionieri”, quindi marchiati anche linguisticamente come criminali, tutti, bambini inclusi)

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InstagramInsideOver on Instagram: "“Meta è contrariata dalla mia vittoria del Pulitzer”. Con queste parole, Mosab Abu Toha, poeta e scrittore palestinese originario del campo profughi di Al-Shati a Gaza, ha commentato la decisione di Meta di sospendere il suo account Facebook pochi giorni dopo aver ricevuto il prestigioso Premio Pulitzer 2025. La sospensione è avvenuta senza preavviso e senza una spiegazione ufficiale da parte della piattaforma. Abu Toha è noto per la sua intensa attività letteraria che dà voce alle sofferenze del popolo palestinese. Il suo primo libro di poesie, Things You May Find Hidden in My Ear, ha ricevuto riconoscimenti internazionali, tra cui l’American Book Award e il Palestine Book Award. Nel 2017, ha fondato la Edward Said Library, la prima biblioteca pubblica di lingua inglese a Gaza. Durante il genocidio a Gaza, Abu Toha ha contribuito con articoli e poesie a importanti pubblicazioni internazionali come The New Yorker, The Atlantic e The New York Times Magazine, offrendo testimonianze dirette delle atrocità vissute dalla popolazione civile. Nel novembre 2023, mentre cercava di evacuare con la sua famiglia, è stato detenuto e torturato dalle forze israeliane. #gazagenocide #pulitzer #israel #meta"3,148 likes, 239 comments - insideover on May 7, 2025: "“Meta è contrariata dalla mia vittoria del Pulitzer”. Con queste parole, Mosab Abu Toha, poeta e scrittore palestinese originario del campo profughi di Al-Shati a Gaza, ha commentato la decisione di Meta di sospendere il suo account Facebook pochi giorni dopo aver ricevuto il prestigioso Premio Pulitzer 2025. La sospensione è avvenuta senza preavviso e senza una spiegazione ufficiale da parte della piattaforma. Abu Toha è noto per la sua intensa attività letteraria che dà voce alle sofferenze del popolo palestinese. Il suo primo libro di poesie, Things You May Find Hidden in My Ear, ha ricevuto riconoscimenti internazionali, tra cui l’American Book Award e il Palestine Book Award. Nel 2017, ha fondato la Edward Said Library, la prima biblioteca pubblica di lingua inglese a Gaza. Durante il genocidio a Gaza, Abu Toha ha contribuito con articoli e poesie a importanti pubblicazioni internazionali come The New Yorker, The Atlantic e The New York Times Magazine, offrendo testimonianze dirette delle atrocità vissute dalla popolazione civile. Nel novembre 2023, mentre cercava di evacuare con la sua famiglia, è stato detenuto e torturato dalle forze israeliane. #gazagenocide #pulitzer #israel #meta".

‘haaretz’: “a sde teiman la sopravvivenza dei detenuti è l’eccezione, non la regola”

Haaretz: “A Sde Teiman la sopravvivenza dei detenuti è l’eccezione, non la regola”

Secondo la testimonianza di un soldato di riserva che ha prestato servizio nel centro di detenzione di Sde Teiman, riportata dal quotidiano israeliano Haaretz, la situazione all’interno della struttura è drammatica:

🔴”Non sorprende più la morte dei detenuti. La vera anomalia è quando qualcuno riesce a restare in vita”, afferma il militare.

Le torture sarebbero all’ordine del giorno: 🔴”Chiunque sia stato lì conosce l’intensità delle violenze. Ho assistito a interventi chirurgici praticati sui prigionieri senza alcun tipo di anestesia”.

Le violazioni, secondo il testimone, avverrebbero con la piena consapevolezza delle autorità israeliane.

🔴”Ho visto prigionieri feriti a causa della guerra trattenuti per settimane, affamati deliberatamente e privati di qualsiasi cura medica”.

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anatomy of a genocide

Anatomy Of A Genocide – Report of Francesca Albanese, the Special Rapporteur on the situation of human rights in the Palestinian territories occupied since 1967

By analysing the patterns of violence and Israel’s policies in its onslaught on Gaza, this report concludes that there are reasonable grounds to believe that the threshold indicating Israel’s commission of genocide is met. One of the key findings is that Israel’s executive and military leadership and soldiers have intentionally distorted jus in bello principles, subverting their protective functions, in an attempt to legitimize genocidal violence against the Palestinian people.

https://www.un.org/unispal/document/anatomy-of-a-genocide-report-of-the-special-rapporteur-on-the-situation-of-human-rights-in-the-palestinian-territory-occupied-since-1967-to-human-rights-council-advance-unedited-version-a-hrc-55/

oggi, 9 maggio, giornata dell’europa: ultimo giorno di gaza _ l’europa contro il genocidio

Il 9 maggio è la Giornata dell’Europa, ma è anche l’ultimo giorno di Gaza. Perché il tempo sta finendo e senza il mondo Gaza muore. Ed è altrettanto vero che senza Gaza siamo noi a morire.
Noi, italianɜ, europeɜ, umani. E che a noi, italianɜ ed europeɜ, verrà chiesto conto della loro morte.
Il 9 maggio è la prima tappa di una strada assieme. Perché la strage, perché il genocidio, abbiano fine. Ora. Inondiamo i social media, facciamo diventare Gaza protagonista della giornata dell’Europa.
Condividiamo e rilanciamo video, foto, disegni.




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slowforwardultimo giorno di Gaza 1By Marco Giovenale

9 maggio, giornata dell’europa: ultimo giorno di gaza _ l’europa contro il genocidio

Il 9 maggio è la Giornata dell’Europa, ma è anche l’ultimo giorno di Gaza. Perché il tempo sta finendo e senza il mondo Gaza muore. Ed è altrettanto vero che senza Gaza siamo noi a morire.
Noi, italianɜ, europeɜ, umani. E che a noi, italianɜ ed europeɜ, verrà chiesto conto della loro morte.
Il 9 maggio è la prima tappa di una strada assieme. Perché la strage, perché il genocidio, abbiano fine. Ora. Inondiamo i social media, facciamo diventare Gaza protagonista della giornata dell’Europa.
Condividiamo e rilanciamo video, foto, disegni.




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slowforwardultimo giorno di Gaza 1By Marco Giovenale

nuovi massacri sionisti nelle ultime 24 ore

da Fawzi Ismail

In uno dei momenti più atroci del genocidio in corso, i criminali sionisti hanno compiuto nuovi massacri nelle ultime 24 ore, colpendo deliberatamente civili, un ristorante, un mercato popolare e due scuole che ospitavano sfollati. Decine di persone disarmate — per lo più donne e bambini — sono state martirizzate, mentre centinaia sono rimaste ferite.
Il protrarsi di questi crimini disumani è la prova definitiva del crollo morale della comunità internazionale, che ha svenduto la propria coscienza nel mercato dell’impotenza e dell’ipocrisia, assumendo il ruolo attivo di complice del genocidio israeliano.
Questo ennesimo atto di sterminio fa parte di una strategia di annientamento totale che da oltre venti mesi colpisce l’intero popolo palestinese: omicidi di massa, fame imposta, politiche di terra bruciata, distruzione sistematica. Tutto questo avviene con il pieno sostegno degli Stati Uniti e dei loro alleati occidentali, che forniscono armamenti, tecnologia e legittimità politica alla macchina di morte sionista.
È urgente e necessario che tutte le persone libere e coscienti del mondo abbandonino l’attesa, il simbolismo sterile e le azioni sporadiche e sensazionalistiche. Non basta più indignarsi: serve agire con lucidità strategica e coerenza politica. Serve una mobilitazione continua, strutturata e radicata sui territori, capace di generare pressione reale. Dobbiamo costruire reti efficaci di resistenza popolare, politica e mediatica per fermare i massacri, denunciare i crimini dell’occupazione, rompere l’assedio e sabotare gli ingranaggi della complicità globale.
Che Gaza continui a sanguinare sotto lo sguardo del mondo è una macchia incancellabile sulla fronte dell’umanità. Il popolo palestinese non dimenticherà né perdonerà i carnefici, né i complici, né chi ha scelto il silenzio.
Scendiamo nelle piazze. Blocchiamo la macchina di guerra. Ora.

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Fawzi Ismail
www.facebook.comFawzi IsmailIn uno dei momenti più atroci del genocidio in corso, i criminali sionisti hanno compiuto nuovi massacri nelle ultime 24 ore, colpendo deliberatamente civili, un ristorante, un mercato popolare e due...

da due mesi a gaza non entra nulla / chantal meloni sul ‘manifesto’, 5 mag. 2025

Da due mesi a Gaza non entra nulla, niente cibo, medicine, nessun bene necessario alla sopravvivenza di una popolazione bombardata, sfollata, ferita e già ridotta allo stremo. Di fronte alla paralisi, ignobile, dei nostri rappresentanti statali e degli organismi internazionali, un piccolo gruppo di attivisti si è organizzato attorno alla Freedom Flotilla, un’iniziativa della società civile per portare assistenza alla popolazione intrappolata. Le notizie riportano che la barca che avrebbe dovuto trasportare circa 30 persone e gli aiuti è stata attaccata di notte da un drone in acque internazionali al largo di Malta.
Il pensiero va indietro nel tempo, a 15 anni fa: la Mavi Marmara – la più grande tra le barche con a bordo centinaia di attivisti da tutto il mondo che tentavano di rompere il blocco di Gaza – fu presa d’assalto nella notte del 31 maggio 2010 da forze speciali israeliane. Il bilancio fu di nove civili uccisi e quasi trenta feriti. Nonostante le commissioni di inchiesta e le insistenti richieste, anche alla Corte penale internazionale (Cpi), di processare i responsabili di questo apparente crimine di guerra, non c’è stata mai alcuna forma di giustizia, né a livello interno né internazionale.
Il blocco di Gaza non ha due mesi di vita: con intensità diverse, da decenni Israele impone questa forma di punizione collettiva alla popolazione di quel piccolo lembo di terra. La politica di chiusura, o blocco, o assedio, di Gaza è praticata dagli anni Novanta: è da allora che il Palestinian Center for Human Rights di Gaza (Pchr) ha iniziato a documentare le restrizioni alla circolazione di persone e di beni a Gaza, ben prima dell’avvento di Hamas al potere.

La situazione è drammaticamente peggiorata dal 2007, dopo la presa del potere di Hamas nella Striscia: Israele dichiarò l’intera Gaza «un’entità nemica» e alzò il livello di una politica illegale già in atto, centellinando tutto ciò che entrava a Gaza, perfino le calorie consumabili dalla popolazione – calcolate su quel minimo necessario per passare il vaglio dei giudici.
È in quegli anni che organizzazioni per i diritti umani, tra cui alcune israeliane, come Gisha, insieme a quelle palestinesi, iniziarono a denunciare insistentemente il blocco come illegale e a presentare petizioni ai tribunali israeliani per contrastare i divieti di ingresso a Gaza di merci fondamentali – cibo e medicinali ma anche il carburante per l’elettricità, necessaria al funzionamento di tutte le infrastrutture civili, tra cui gli ospedali. Come accade oggi, anche 15 anni fa le corti israeliane diedero di fatto mano libera al governo sulla base di presunte esigenze di sicurezza.
Ciò che sta avvenendo oggi è il compimento di quella politica, è l’atto finale di decisioni che vengono da lontano. Ciò che sconvolge ulteriormente è che ciò avviene mentre alla Corte internazionale di giustizia (Cig) si continua a discutere degli obblighi di Israele rispetto alla popolazione civile palestinese, che è popolazione protetta (compresa quella di Gaza) in base al diritto internazionale umanitario, tra cui la IV Convenzione di Ginevra.
Proprio questa settimana, mentre l’Unrwa e le altre organizzazioni umanitarie continuano a suonare allarmi sempre più disperati sulla catastrofe umanitaria in corso a Gaza – mostrandoci foto strazianti, specie di bambini, che muoiono di fame davanti ai nostri occhi – si susseguono le udienze all’Aia, dove i delegati di oltre 40 Stati hanno preso una chiara posizione contro le politiche di Israele di questi mesi e la decisione di impedire alle agenzie delle Nazioni unite che prestano assistenza ai palestinesi di svolgere la propria missione.
Assistiamo impotenti, come se l’Onu non potesse fare nulla di fronte alla più grande violazione di tutti i principi posti alla base della sua Carta, lasciando nelle mani di trenta attivisti su una barca il tentativo (già fallito) di rompere l’assedio di Gaza. Come può essere che la più importante organizzazione internazionale, l’Onu, non possieda alcun meccanismo giuridico attivabile di fronte a uno Stato che sta affamando la popolazione civile come arma di guerra, come riconosciuto nei mandati di arresto della Cpi, e i cui atti sono in discussione quali atti di genocidio davanti alla Cig?
Il diritto internazionale non si «auto-esegue»: le Corti prendono decisioni, ma spetta agli Stati renderle esecutive. È vero tanto nel caso dell’obbligo di prevenire un genocidio (gli ordini emessi nel 2024 dalla Cig verso Israele sono rimasti lettera morta), quanto del parere consultivo del 19 luglio 2024 sull’illegalità dell’occupazione di tutto il territorio palestinese (Cisgiordania, inclusa Gerusalemme est e Gaza), che la Corte ha dichiarato debba cessare «il più rapidamente possibile».
Il governo di Israele, lo ha dimostrato, non si fermerà – nemmeno di fronte a una eventuale sentenza della Cig. Netanyahu è oggetto di un mandato di arresto per gravissimi crimini di guerra e contro l’umanità spiccato dalla Cpi. Eppure, nessuno Stato sta prendendo misure concrete per costringerlo a rispettare i principi dello stato di diritto, il divieto di commettere un genocidio o almeno quelle regole basiche del diritto internazionale umanitario, in cui gli Stati fanno ancora finta di credere nei loro argomenti davanti alla massima autorità giudiziaria dell’Onu.

situazione in palestina: breve nota, 1 maggio 2025

da un post di Peppe De Cristofaro su fb:

“Il numero dei palestinesi morti a Gaza è in proporzione alla popolazione superiore al numero complessivo degli americani morti in tutte le guerre dall’indipendenza ad oggi” ci dice a Ramallah Mustafà Barghouti, leader della resistenza non violenta e una delle voci più autorevoli della politica palestinese.

61mila morti, 117.000 feriti di cui 11mila non sono curabili in Palestina. 100mila tonnellate di esplosivo lanciati sulla striscia, 50 chili per ogni abitante. 65 detenuti palestinesi morti nelle carceri israeliane dal 7 ottobre. Gaza sta morendo, e questa punizione collettiva se possibile si è aggravata nelle ultime settimane. Da 58 giorni nella striscia non entra nulla, la popolazione è affamata e c’è finanche il rischio che scoppi la poliomielite perché mancano i vaccini”.

C’è molto poco da aggiungere alle parole di Barghouti. Al terzo giorno degli incontri che siamo facendo in Palestina con la nostra delegazione di Avs, ci sembrano sempre più evidenti due dati, che tutti quelli che incontriamo ci ripetono.

Il primo è che nelle intenzioni di Netanyahu un vero processo di pace e uno Stato di Palestina non ci saranno. L’altro è che la formula nella quale tutti ci siamo riconosciuti,  quella dei due popoli in due stati, rischia di essere soltanto una ipocrisia senza la fine della occupazione e la rimozione degli insediamenti illegali. Che in tutto sono 330, di cui 27 nati negli ultimi due anni.

Noi continueremo a batterci per il riconoscimento dello Stato Palestinese in Italia. E ad usare il più possibile la nostra voce per raccontare quello che stiamo vedendo ed ascoltando.

2.3K views · 97 reactions | Le migliori analisi del critico cinematografico Enry Ghezzi Guzzantini 
Oggi il celebre film "Erri Porter , l'Ufo e il gufo"

#ilgrandecinema... | By Carlo Quaranta | Facebook
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